L'embolizzazione
Livia e la sua battaglia contro un fibroma di 13 cm
Anche Livia si è sottoposta all'embolizzazione del fibroma uterino con il dottor Lupattelli. Era depressa, dopo aver visto cinque ginecologici nessuno sembrava disposto ad aiutarla. Poi l'incontro con il radiologo interventista, il maggiore esperto in questo campo, che lei sorridendo ha soprannominato "Mani d'oro". Ora sta bene e vuole condividere la sua esperienza con tutte noi
Care amiche,
subito un grazie al Dottor Tommaso Lupattelli "mani d'oro" (per parafrasare uno dei miei film preferiti, Edward mani di forbice del fantastico Johnny Deep) che ha eseguito l'intervento senza nemmeno farmi accorgere di nulla!
Mi sentivo come nella pubblicità della bambina di pic indolor (ve la ricordate. Fatto! GIA' FATTO?! rispondeva lei fra lo stupito ed il sorpreso). Ma andiamo per ordine. Correva l'anno 2012. Dopo aver girato quattro ginecologi ero depressa. TOGLIERE L'UTERO è stato il responso di tutti. Alla fine un quinto ginecologo mi parla di... embolizzazione e mi manda dal suo radiologo.
Cristina è rinata dopo l'embolizzazione
Leggiamo la gradita testimonianza di Cristina, che per anni ha combattuto contro i fibromi e le continue emorragie che l'avevano debilitata. Ora è rinata e il suo utero non presenta più problemi. Grazie Cristina e in bocca al lupo!
Ciao! Il mio nome Cristina, ho 50 anni, sarda di origine ma trapiantata a Milano. Vi racconto la mia avventura/disavventura.
Ho sempre sofferto di fibromatosi uterina, sia di tipo intramurale che sottomucoso e sottosieroso, con 2 fibromi che hanno raggiunto anche i 5 cm. Il ciclo mestruale era un incubo, i mal di testa continui erano insopportabili, sfoghi cutanei e herpes erano ormai periodici. Ho consultato un gran numero di ginecologi, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di esporsi troppo nellindicarmi il giusto percorso da intraprendere. Tra terapie inutili, chi mi diceva che dopo un'eventuale gravidanza tutto sarebbe tornato alla normalità, chi addirittura diceva che fosse una situazione normale, ho passato anni di grandi sofferenze.
Esausta e costretta, nel 2002 mi sottopongo al primo intervento clinic San Carlo a Milano per l'asportazione di un fibroma di 4 cm, di una ciste di circa 7 cm e di piccoli polipi. Insomma, i medici hanno avuto da fare! Sono stata bene per circa 2 anni, dopodichè tutto è ricominciato. Ciclo mestruale abbondante, che ormai arrivava ogni 20 giorni, emorragie che mi distruggevano. I valori di ferro ed emoglobina erano talmente bassi che un ginecologo è arrivato a diagnosticarmi l'anemia mediterranea, che potevo tranquillamente escludere (essendo una malattia molto diffusa in Sardegna da giovane avevo già fatto tutte le analisi che l'avevano esclusa).
Nel giugno 2007 mi sottopongo a un nuovo intervento a Monza per asportazione di 2 fibromi. Dopo 20 giorni dall’operazione, sono stata ricoverata d'urgenza poichè, mentre dormivo, è sopraggiunta un'emorragia devastante dovuta all'alta dose di eparina prescritta dal chirurgo dell’ospedale. Ci sono voluti 3 mesi prima di ricominciare a stare meglio.
Da Esmya all'Embolizzazione: Maria è tornata a sorridere
Il mio nome è Maria Galanti, ho 37 anni, sono siciliana ma vivo a Torino da 7 anni.
Ho un utero fibromatoso… Vi racconto la mia storia in merito…
Il problema principale era rappresentato da un fibroma intramurale che provocava flussi mestruali molto abbondanti, a causa dei quali soffrivo di anemia, con valori di emoglobina molto bassi…
Il ginecologo, che mi aveva in cura allora, mi disse che la situazione era particolarmente delicata, visto che il fibroma principale intramurale era attaccato all’endometrio. La posizione del fibroma avrebbe reso l’eventuale asportazione del fibroma particolarmente rischiosa, in quanto, una probabile emorragia durante l’intervento, avrebbe potuto indurre il chirurgo all’asportazione dell’utero.
La diagnosi, per niente incoraggiante, mi indusse a consultare altri ginecologi ma il risultato non cambiava… Alla fine di ogni visita ero in lacrime e disperata..
Tornai dal mio ginecologo, il quale mi consigliò di provare un nuovo farmaco “Esmya”; avrei dovuto assumerlo per tre mesi al fine di ottenere una riduzione delle dimensioni del fibroma, per poi asportarlo con minori rischi.
Iniziai ad assumere Esmya, con grandi aspettative, e sopportando gli effetti collaterali del farmaco (amenorrea, aumento di peso, capogiri, ecc.). Dopo quasi tre mesi di cura con Esmya mi sottoposi ad ecografia. Il fibroma non aveva subìto alcuna variazione, non si era ridotto… Il ginecologo mi consigliò di continuare ad assumere Esmya per altri tre mesi, sperando in una riduzione delle dimensioni del fibroma.
Ero confusa, non avevo alcuna certezza… Assumevo un farmaco che mi stava cambiando nel corpo e nell’umore e che non mi dava nessuna sicurezza di risoluzione del problema. La mia famiglia, i miei amici cercavano di incoraggiarmi ma io ero sempre più triste. Se avessi perso l’utero non so come avrei potuto reagire, questa eventualità mi terrorizzava.
Katia VS Fibroma: 1-0
Ciao a tutte! Mi chiamo Katia, ho 41 anni, abito ad Anzio, in provincia di Roma ed avrò letto i forum che pa
rlano di Embolizzazione del Fibroma dell'utero almeno cento volte nei mesi scorsi! Cercavo di farmi coraggio e leggere i commenti sulla tecnica dell'embolizzazione, rispetto alla quale non sapevo praticamente nulla. Almeno prima di dicembre, quando sono stata operata con successo dal Dr Tommaso Lupattelli.
La mia storia è molto simile a quella di ognuna di voi, Fibroma-fighter! In lotta contro questo maledetto per più di un anno: all'inizio cicli super abbondanti, poi vere e proprie emorragie che non riuscivo a fermare nemmeno più con il tranex preso tre volte al giorno! Ho cambiato parecchi ginecologi, che via via mi hanno fatto "sperimentare" la menopausa farmacologica - di cui indosso ancora gli "effetti" collaterali -, con punture a go go di Enantone, almeno tre tipi diversi di pillola anti concezionale e cicli sempre più frequenti di progesterone.
Insomma un accanimento terapeutico, rispetto al quale il fibroma continuava a crescere e a "risentirsi" di tanta cattiveria nei suoi confronti ed io continuavo a perdere le speranze di tornare ad una vita normale: sangue, sempre e solo sangue e l'emoglobina che oramai era arrivata ad 8. Nemmeno più le pasticche di ferro facevano nulla, ero in anemia totale. Dopo le continue e sempre più frequenti corse al Pronto soccorso e le telefonate al ginecologo di turno - che pure sembrava spazientito - l'amara verità: